sabato 21 settembre 2013

Junichiro Tanizaki .Non solo Mishima nel Giappone in equilibrio tra modernità e identità.


Della letteratura giapponese il nome di maggiore influenza in Occidente rimane Mishima con il suo combattuto rapporto con il mondo moderno e l’epico slancio di un tragico atto individuale. Nel panorama nipponico però esiste un altro nome importante che anticipa Mishima nel rappresentare l’incontro con la tradizione e l’orizzonte del mondo moderno . Junichiro Tanizaki è un scrittore classico che incarna la sensuale cultura orientale nelle sue complesse implicazioni nei rapporti. Le prime pubblicazioni di Tanizaki infatti indagano l’erotismo nelle manifestazioni più profonde e nelle sue implicazioni psicologiche. Il rapporto con la donna come demone erotico si sviluppa nelle fantasie dell’autore toccando anche i lidi del masochismo e del feticismo, il tutto inquadrato in una cultura legata al senso come principale coordinata conoscitiva. Il demone o I piedi di Fumiko sono la proiezione di morbose fantasie intrecciate in sottili legami ma sono anche l’incontro della classica prosa giapponese con la letteratura classica europea tingendola di tinte gotiche e nebbiose . Pesano le influenze di Edgar Allan Poe e Oscar Wilde. E’ soprattutto La chiave , un romanzo ormai maturo, a disegnare sofisticate trame di desiderio ed erotismo muto e consapevole che si avvita attorno alla gelosia. Il tutto in un panorama urbano indifferente. Ma il lavoro letterario di Tanizaki è anche la danza tra identità originaria della cultura giapponese con le derive del modernismo. Tanizaki infatti subisce nella fase iniziale della sua vita una fase di occidentalizzazione. E’ un fenomeno importante nel Giappone del primo dopoguerra : la classica struttura tradizionale della società nipponica subisce il fascino dello stile e dei nuovi orizzonti che giungono dall’occidente e gli effetti di questa occidentalizzazione ovviamente si vedono ancora oggi . Testi come Neve sottile o La gatta intrattengono in maniera sottesa il dialogo tra identità e fascino per l’esotismo europeo che spinge il popolo giapponese ad una nuova autocoscienza. Lo stile ne risente dipingendo un panorama che potrebbe essere quello di qualsiasi luogo se non fosse esplicitamente ambientato in Giappone. E’ il terremoto di Tokyo del 1923 che mette Tanizaki di fronte allo specchio del rapporto con terra e identità. Libro d’ombra è il saggio di in cui si affronta frontalmente la questione del rapporto con la cultura occidentale. Il mondo classico immerso nel buio e nell’ombra contrapposto al perennemente luminoso mondo elettrico moderno prevede una scelta di fronte alla quale Tanizaki non ha dubbi, scegliendo il mondo dell’ombra come luogo originale messo in pericolo e dove è necessaria una resistenza culturale. Libro d’ombra è una dichiarazione d’amore e di difesa di ogni singolo tassello del classicismo giapponese. Dai gesti quotidiani alla tipica casa con i suoi giochi di luce ed ombra, la carta , gli inchiostri e il valore estetico delle piccole cose. Addirittura il gabinetto come riposo dello spirito , situati esternamente alla casa immersi nel profumo d’erba e di foglie, nella brezza del mattino.

" V’è forse, in noi Orientali, un’inclinazione ad accettare i limiti, e le circostanze, della vita. Ci rassegniamo all’ombra, così com’è, e senza repulsione. La luce è fievole? Lasciamo che le tenebre c’inghiottano, e scopriamo loro una beltà. Al contrario, l’Occidentale crede nel progresso, e vuol mutare di stato. È passato dalla candela al petrolio, dal petrolio al gas, dal gas all’elettricità, inseguendo una chiarità che snidasse sin l’ultima particella d’ombra."

Johnny Cash, dieci anni dopo la morte di un antieroe .


In questi giorni ricorre l’anniversario della morte di Johnny Cash. Dieci anni dopo la sua scomparsa l’influenza esercitata nell’immaginario collettivo rimane immutata. Contro qualsiasi aspettativa Cash nel corso degli anni è diventato un ascolto transgenerazionale grazie ad uno stile e ad una voce ricca di fascino anche per i più giovani appassionati di musica e una lunga serie di biografie e ristampe. A consolidarne l’immagine nel mondo mainstream ci ha pensato Quando l’amore brucia l’anima, un film di successo che racconta la vita e l’amore con June Carter, cantante country con la quale rimarrà sposato per 35 anni fino alla morte della donna. Cash rappresenta l’immagine di un uomo solitario che arriva da lontano, da una America che non esiste più. E’ una figura che ha attraversato i polverosi deserti del cinema western e storie crude di dipendenza da anfetamine, risse e concerti epocali come quello del 1968 nel carcere di Folsom dove non esiterà a mandare al diavolo i fotografi che impedivano una buona visuale ai carcerati con i quali si creerà una atmosfera di unione e identificazione irripetibile e ai quali dedicherà il pezzo Folsom prison blues. Una sorta di esistenzialista del country nativo di un profondo sud fatto di lavoro nei campi e grandi campi di cotone battuti dal vento. Il man in black è stata una figura lontana dall’essere un riferimento generazionale. Un cristiano peccatore, una testa calda con l’anima di un conservatore, alcol e bibbia in un solo volto. Dopo l’ oblio degli anni ottanta viene riscoperto da Rick Rubin , produttore geniale e autore di alcuni tra i più grossi fenomeni musicali degli ultimi decenni . Gli album di Cash targati Rubin ( American recordings, Unchained e American III ) sono il ritratto di un uomo di oltre settant’anni ma con la voce di uno di duecento che in una nuda e originaria versione a solo chitarra e voce canta i propri classici e umilmente interpreta brani di altri grandi artisti anche dell’universo pop come U2 e Beck. Riaccolto male da una generazione Mtv di metà anni novanta arrogante e ancora orfana di icone, con il tempo diventa finalmente il classico che oggi conosciamo per un pubblico che necessità di miti e di autenticità. Oggi quindi è resa giustizia ad un artista dal cuore di uomo semplice ma dalla voce e la storia di uno storyteller per vocazione.

giovedì 11 luglio 2013

Un cartone animato inquietante : Clementine


Da che ricordi sono sempre stato affascinato  dal bizzarro, dall'insolito e dall'inquietante e ciò in cui mi sono imbattuto in TV da bambino durante un pomeriggio annoiato mi ha lasciato decisamente inquietato.
Un cartone animato  ben differente dal solito ritmo e stile Giapponese. Un cartone animato fantasma che dopo quel giorno non ho più rivisto nonostante l'esplorazione delle programmazioni di TV private.
Negli anni ho cercato di recuperare qualcosa a riguardo ma niente.Mi restavano solo alcune disturbanti immagini e un nome: Clémentine.

Solo di recente riesco a scoprire qualcosa a riguardo.
La storia si ambienta nei primi del '900.Una bambina,Clémentine appunto,e suo padre Alex,pilota aereonautico scoprono un circo dove il proprietario maltratta gli animali che si esibiscono.
La decisione che la bambina prende e' quella di liberare gli animali prigionieri.Cosi facendo pero' ostacola gli oscuri piani di Molache,il crudele proprietario che in realta' si rivela essere il servitore di un demone,tale Malmoth.

La vendetta di Molache sara terribile.In uno dei voli con il padre,servendosi delle forze infernali provoca un incidente che priva la bimba dell'uso delle gambe.
Questo e' l'episodio che ricordo di aver visto da bambino.Enormi alberi e nuvole nere con tremendi occhi rossi ostacolano il volo dell'aereo fino a farlo precipitare.
La vendetta di Molache non finisce qui. Sostituirà il medico curante di Clémentine con un suo servitore lasciando l'incarico di ucciderla. Il piano fallisce grazie all'intervento di una misteriosa entità chiamata Chimera, che appare nella figura di una donna dai capelli viola.
Qui inizia un viaggio mistico tra mondo reale e onirico , muovendosi nello spazio e nel tempo lottando e sfuggendo dal demone Malmoth assieme a Chimera.
In questi "viaggi" incontrerà parecchi personaggi del mondo reale e della fantasia , come Pinocchio in Italia.

Terrificante l'immagine del demone Malmoth,che compare Urlo di Munch deformato ulteriormente dalle fiamme .Inquietante lo svolgersi della storia , traumatizzante per la crudezza.
Probabilmente l'unico esempio di cartone animato con protagonista una disabile,conto la quale il demone scaglia tutte le sue forze diaboliche,evocando spiriti dannati di uomini morti che appaiono come figure deformi dall'aspetto umanoide e animale ricoperte di insetti. 

Inutile dire che la serie raccoglie una bella sequela di critiche,sia per il contenuto eccessivamente inquietante,sia per l'ermetismo di alcune puntate piene di simbologie e riferimenti culturali fuori portata per bambini. Senza contare la perdita cruenta dei cari di Clémentine durante lo svolgimento della serie.
Nella prima puntata la bimba si trova tra le braccia un cucciolo morente vittima delle sevizie di Molach.
In un altro episodio viene scatenato un incidente ferroviario in stazione per uccidere Clementine con conseguente ecatombe.
Insomma una serie animata più adatta ad un pubblico adulto che ai tipici fruitori del cartoni animati.

Di sicuro con vera difficoltà rivedremo in TV questa serie. 

Il primo episodio e' del 2 Ottobre 1985 e il creatore, Bruno-René Huchez,dice di aver preso spunto da ricordi di infanzia....mah!!

mercoledì 22 maggio 2013

Chi conosce Domino Harvey?






Avete mai sentito un nome femminile tanto bello?
Domino. Un nome misterioso, androgino, elegante ,un tantino estroso e di certo non comune.
E infatti non era certo una ragazza comune Domino Harvey.
Cominciando dalla fine si può dire che Domino Harvey non c’è più. E’ morta nel 2005 a 36 anni in uno spoglio appartamento di Hollywood. 
E’ morta di infarto, dovuto probabilmente all’abuso di sostanze stupefacenti dalle quali ultimamente era dipendente. E cosi finisce la sua vita.
La sua storia invece inizia in Inghilterra. Suo padre era Laruschka Mischa Skikne meglio conosciuto come Laurence Harvey, noto attore cinematografico dalla lunga e ricca carriera. La piccola Harvey quindi nasce e cresce in un ambiente decisamente agiato e ricco di possibilità.
La giovane Domino sviluppa da prestissimo un deciso senso dell’azione.
Nelle noiosissime scuole private dove le figlie di nomi noti del jet-set e i pargoli delle famiglie bene convivono tra simili con la scusa di una istruzione migliore, la Harvey si distingue presto per la veloce diffusione di nasi rotti tra le smorfiose compagne.

                                                                         

Ha proprio tutte le fortune la giovane Domino, dato che la natura l’ha dotata anche di bellezza. E infatti , dopo essere stata espulsa da parecchie scuole, finirà con il fare la modella ma sarà solo una parentesi della sua vita. Le passerelle non sono altro che il proseguo di una vita che non la appartiene e che fondamentalmente sente come densa di solitudine.
Ben presto la noia e l’inconsistenza di questa vita facile e priva di scosse la porta alla ricerca di qualcosa che la porti a ad esplorare terreni ai più sconosciuti e impraticabili, terreni difficili anche  tra quelli come lei che le possibilità le hanno tutte .
Un giorno si imbatte in un volantino che pubblicizza un seminario tenuto da Ed Martinez, veterano del Vietnam e noto cacciatore di taglie.
                                                                                                                                                             

                                      
E’ amore a prima vista con quel mestiere che più che un lavoro è uno stile di vita, fatto di pericolo , di appostamenti, di inseguimenti e spesso di sparatorie.
Domino quindi diventa parte di quel mondo a confine tra legalità e crimine vivendo armata fino ai denti e rischiando la vita proprio per vivere. I ricchi genitori invece di un gioiello , di una automobile o di una borsetta di Prada regalano alla figlia un bel giubbotto antiproiettili in kevlar. Un ultimo gesto di attenzione verso la bambina che ha scelto una strada che mai avrebbero osato pensare.
Rimanendo sul confine della legalità il rischio di cadere dall’altra parte è concreto e infatti da soldatessa armata contro le gang di Los Angeles, alla fine della sua vita pare aggirarsi tra le fila di spacciatori e criminali di strada.
Non venga la tentazione di pensare ad un lungo e pericoloso capriccio di una ragazza viziata, dato che affrontare la canna della pistola non è esattamente un capriccio e non ha mai fatto paura alla giovane Harvey che anzi, dentro ne vedeva il suo destino fatto di azione. In fin dei conti azione pura.
E questo è sufficiente per ricordarla con benevolenza.
Su Domino c’è anche un film ORRIBILE  realizzato con la collaborazione della stessa Domino. Non me la sento di consigliarlo nonostante ci sia Mickey Rourke.  Anzi evitatelo e basta.

venerdì 5 aprile 2013

Una parolina su Kurt Cobain



Diciannove anni fa moriva Kurt Cobain, e moriva male.
Per me che lo ascoltavo in vita rendersi conto che ormai sono passati praticamente vent’anni fa abbastanza paura. Il fatto è che questi anni si sentono eccome. L’eredità di quel periodo e soprattutto di quel personaggio è pressochè invisibile e questo per più di un motivo. Le nuove generazioni ( lo so parlo come un vecchio ) si dimostrano prive di spinta critica e si dimostrano completamente ammorbidite a logiche tutto sommato protoborghesi ( anche nelle apparenze più rivoluzionarie) dove è già incluso nel “teen spirit” la soppressione di sentimenti forti, di spinte morali superiori e di disagio fisico verso una società sempre più distopica e uniformante.
E infatti nell’ambito estetico il mondo musicale non produce praticamente più nulla di rilevante che non sia una specie di noioso lamento o motivetti da giovani innamorate.
Nei primi anni novanta era ben diverso.
Erano anni ribollenti di una inquietudine molto differente da quella che si vive oggi, ma era una inquietudine che sembrava prevedere e comprendere in sé l’attuale crisi . Una band come i Nirvana nasceva dall’orizzonte sconosciuto di un mondo definitivamente svuotato di valori dove non solo erano definitivamente  scomparsi gli eroi ma dove nemmeno esistevano più reali mostri con cui fare in conti se non il vuoto totale di vite uguali a se stesse giorno dopo giorno.  Il famoso produci-consuma-crepa espanso in varie forme, tutte piuttosto devastanti.
La distruzione è infatti la manifestazione principale della poetica di Cobain. E qui c’è il primo fraintendimento: leggendo la  furia nichilista dei Nirvana nei riff e sul palco come una sorta di disperazione dal sapore “emo” è praticamente un crimine . La violenza dei Nirvana era violenza . Punto.
Violenza musicale, violenza estetica , violenza visiva e autolesiva. Una forma di aggressione estetica ad una società incapace di offrire risposte, e anche questo è un passaggio importante.
Già perché il nichilismo estremo (troppo estremo per essere raccolto dalle nuove generazioni  e le furbe case discografiche lo sanno) inteso come una specie di provocazione e in alcuni casi come la manifestazione di qualche valore corrispondente alla libertà era in realtà una richiesta specifica.
La domanda di nuovi ideali, di valori reali che sostituissero quelli vuoti della società occidentale modernamente intesa. Una società che in quel tempo aveva perso i suoi “nemici” e che aveva da vanti a se solo lo spleen dei parcheggi vuoti dei supermercati.
Oggi che ad essere vuoti sono anche i supermercati e non solo i parcheggi  , e dove la mente libera per definizione della gioventù è socialmente più triste e grigia di quella dei loro genitori, non ci sarebbe più spazio per un Kurt Cobain e questo è evidente.
Forse sono vecchio io che sono cresciuto con una MTV dove c’era musica vera e non ballerine, ginnaste, e ogni tanto qualche canzoncina di alta produzione radiofonica che domani non significherà più nulla, ma l’interpretazione di un Kurt Cobain come una specie di fragilissimo “angelo bruciato” ( immagine che viene creata esattamente all’indomani della morte) è la manifestazione di una mentalità incapace di includere in sé la furia cieca di un Kurt Cobain se non nel tentativo di dargli una sorta di forma “politica” e in ogni caso corretta.
Diceva bene il suo amico Buzz dei Melvins che alla domanda emotivamente compressa di dare un ricordo del suo amico morto Cobain rispose ai microfoni di un noto programma musicale di allora : “ un fottuto drogato che si è sparato in testa” .
Che piaccia o no quella era la grandezza del personaggio. La pretesa urlata , e forse inconsapevole ,di valori reali che salvassero non solo la generazione di allora, ma anche le successive.
Richiesta raccolta? Beh guardatevi attorno, oppure accendete MTV…..

venerdì 18 gennaio 2013

Riguardo Giovanni Lindo Ferretti



C'è una cosa che durante l'adolescenza mi ha tormentato .
Ma è una di quelle cose che tieni per te per non sembrare quello che non ha capito niente, anche se ti sembra di aver capito tutto. Con il passare del tempo, con l'evolversi degli eventi  e crescendo ti rendi conto che avevi ben ragione.
Ci vuole fatica per riprendersi la propria autonomia mentale superata l'adolescenza. Il vero dramma è quando il conformismo livellatore diventa lo status quo.
Tornando al tema ,questa cosa che mi tormentava è legata a Giovanni Lindo Ferretti.
Per i più distratti è un personaggio che da trent'anni è protagonista autorevole di quell'area della cultura ufficiale che vive appena sotto il livello del mainstream. Uno che parla in maniera radicale e profonda riuscendo a tenere banco anche in ambienti cosiddetti "di massa":
Si perché nonostante le origini punk ed il proseguo nell'ambito della musica d'autore , Ferretti non è mai stato indifferente alle masse e sicuramente ha attirato l'attenzione del circuito culturale e musicale ampio.
Ferretti è stato leader di quel ensemble punk chiamato CCCP, un nome che negli anni ottanta evoca irrimediabilmente l'orizzonte lontano di un potente idealismo politico. L'estetica e le tematiche di CCCP portano in una dimensione totalmente altra dagli anni ottanta delle TV private e del "pensiamo sempre all'America" di Eros Ramazzotti .
Con la fine della reale CCCP finisce anche l'avventura della band che esattamente come la confederazione di stati indipendenti trasforma il suo nome in CSI, orientandosi verso una versione elettrica e alternativa (che parolaccia) di Battiato.
In questo lungo periodo Ferretti è sinonimo di sinistra radicale dall'aspetto umano e intimista .
Ed è esattamente questo che ha sempre fatto emergere mille dubbi in me, ma continuiamo.
Con il tempo l'avventura CSI termina e si sviluppa la carriera solista di Ferretti ma sopratutto ad un certo punto avviene una svolta (???) che spiazza quelli che dovrebbero essere stati i fan più affezionati e delude quelli che con scarsa attenzione lo consideravano un baluardo appartenente alla galassia chiamata sinistra radicale.
Ferretti dichiara il suo "ritorno" alla religione Cristiana, alla tradizione,ai campi ,alla montagna ,al Papa ,a Giuliano Ferrara e ad un ambito solitamente considerato patrimonio della destra storica.
Ed è li che sboccia finalmente libero quello che è sempre stato il mio sgomento riguardo questa storia.
Ma quando mai Ferretti ha parlato realmente con la voce della sinistra? E sopratutto quando mai Ferretti è cambiato?
Impossibile vedere un cambiamento ma tutt'al più una conferma di quello che è sempre stato.
Un pensatore della tradizione e dell'identità. E' impossibile , anche sforzandosi , trovare qualcosa di diverso da questo in tutto il lavoro di Ferretti.
Ma allora mi chiedo, davvero l'universo di una certa sinistra è cosi superficiale? O è forse colpa di quella manichea tendenza di dividere a categorie per semplificazione?
I testi dei CCCP come quelli dei CSI sono pieni zeppi di riferimenti religiosi legati alla tradizione popolare, all'eroismo dell'azione perduto nell'individualismo capitalistico, al disappunto per una società appiattita dal pensiero unico , all'identità dei popoli prima dell'identità delle idee ma sopratutto totalmente presente è la dimensione del sacro, cosa totalmente incompatibile con l'aridità spirituale della sinistra.
Mentre il resto delle band "militanti" di sinistra pensavano ad attaccare un confusamente multiforme quanto inesistente fascismo , Ferretti lodava Mishima e Majakowskji, parlava della forza del popolo Islamico, delle radici profonde e della tradizioni contadine.
Senza contare che i riferimenti all'URSS si condensavano in un rigoroso immaginario di gloria nazionalistica e di marce militari, universo ben lontano dal caotico e libertario mondo della sinistra Europea.
Attenzione, questo non significa che il Ferretti degli anni ottanta non abbia mai messo la crocetta sul simbolo del PC ma non è questo il punto, come il fatto che oggi voti Lega o qualche partito di centro non è affatto importante. Bisogna ricordare che il categorico mondo della politica non ha nulla a che vedere con le sensibilità delle persone.
E dunque dov'è la novità di Ferretti cristiano e tradizionalista? Ma solo a me Ferretti è SEMPRE stato tradizionalista e identitario?
Fortunatamente no.
Proprio sulla rivista BlowUp di Gennaio 2013 c'è una bella intervista ai Disciplinatha, band degli anni ottanta anch'essa vittima della stessa superficialità. Comunemente associati all'immaginario dell'estrema destra per motivi noti solo ai soliti furbi, nel retro di un album piazzarono una frase fantastica per il sui cinismo. 
Un attacco alla superficialità di una certa sinistra (e non solo)  Italiota: "Non siamo di destra, anzi siamo buoni" . Frase paradossale e infantile che sottolinea quanto superficiale e puerile sia l'interpretazione delle cose con il metodo bianco/nero, buono/cattivo. Come dice proprio Ferretti "la sinistra è binaria".
Alla luce di tutto questo, l'intervista in questione è da standing ovation:
"La gente deve catalogare tutto,agli occhi di un certo pubblico ora Ferretti ha cambiato idea e alcuni vanno persino a scrivergli offese sotto casa, ma Giovanni è sempre stato quello che è ora, se in questo paese c'è stato un gruppo veramente di destra quello è stato CCCP, un gruppo di estetica filo-sovietica che portava avanti dei valori di destra in quanto gruppo identitario, territoriale [...] siamo un un paese molto superficiale in cui l'abito fa il monaco "
Ma allora davvero l'istinto di dividere dicotomicamente le persone è una tendenza radicata nella mentalità Italiana o è patrimonio solo dei bimbiminkia della sinistra? La superficialità è davvero segno di quanto il pensiero unico post sessantottino abbia appiattito le menti a favore solo di uno status immobile e tutt'altro che vivo?
Per quanto mi riguarda Ferretti finalmente libero e prosecutore di se stesso senza la zavorra di personaggi superficiali e ragazzetti fan di Capossela,  è oggi come ieri una vera luce nel pantano Italiano.

giovedì 10 gennaio 2013

Una piccola guida all'horror cult

Prima di tutto. 
Ha un qualche scopo o motivo d'essere questa specie di classifica? Non credo.Ci penso poi vi dico.
Bene espletata questa formalità inizierei con lo specificare che qui vorrei prendere in considerazione un certo tipo di horror. Quello che nella mia analisi ultima è cult.
Quello che si può intendere come vero cinema di genere, quando l'horror diventava anche industria.
Cinema come divertimento.
Si perché il vero horror è principalmente divertimento. Anche quando è serio. Anche quando vuole fare davvero paura.
Tranne alcune significative eccezioni qui ho preso in considerazione cinema da pomeriggi tra amici, quello da notte horror su Italia1 il martedì in seconda serata. Quello da Zio Tibia e VHS a noleggio in custodia di plastica morbida.
Quello dei servizi che leggevi su Ciak mesi prima di riuscire a vedere la VHS al videonoleggio. 
Quello che non te ne frega se non è realistico. Anzi meglio...
Quello dei mostri che sono veri mostri proprio perché sono finti.
Quello che ti insegna che il male si può sconfiggere. Ma anche sconfitto non dorme mai.
E allora tranne le suddette significative eccezioni trovate di seguito il meglio dell'horror-cult che arriva dagli anni '80 e dai '90.
E allora alla fine perchè tutto questo?
Mi vedo costretto a riproporre la domanda,  ha un qualche scopo o motivo d'essere questa specie di classifica?
A questo punto, dopo questo flusso di coscienza e di ricordi mi tocca dire di si.
Ha il modesto intento di ricordare a chi se lo è dimenticato e a chi magari non l'ha mai saputo che l'horror fortunatamente non è solo un mare di idiozie in 3D e una sequela di remake con scarso senso critico e ancora meno gusto.


PS: Questa classifica non è una vera classifica perché l'ordine è assolutamente causale.
Iniziamo:


1 THE FOG

Carpenter è chiaramente uno dei più grandi geni del cinema tutto. E fin qua ci siamo.
Nonostante Halloween , che rimane pietra miliare ovviamente difficilmente eguagliabile sia come stile che come tecnica,  The Fog per me è il top.
Sarà per il mio debole verso il gotico, dal quale si attinge a piene mani per la costruzione del plot del film.
Sarà per la mia attrazione per tematiche legate ai fantasmi o forse proprio per il mio sconfinato amore per la nebbia ( si mi piace la nebbia ) ma questo film è uno di quelli che mi porterei in una isola deserta dotata di lettore DVD.
La ciurma di una nave fantasma che il giorno dell'anniversario del naufragio, al quale è legata la nascita di un paesino di mare, torna dall'oceano e dalla morte accompagnata da una densa nebbia luminescente seminando terrore.
E' un storia troppo figa per non essere cult.
La nebbia plasmata in movenze seducenti e minacciose come un reale personaggio dotato di volontà è da brividi , come anche il salso putrido che sembra di avvertire in presenza dei fantasmi.
Poi il duro del cinema horror anni '80 Tom Atkins fa il resto, in compagnia della scream queen Jamie lee curtis. C'è anche la madre della Curtis cioè Janet Leigh, la donna della doccia di Psycho.
Insomma ripeto, il top.

2 HELLRAISER

Nella galleria delle maschere degli anni '80 il pinhead di Hellraiser merita un posto d'onore.
La sarabanda sado-demoniaca capeggiata da Mr.spilli-in-faccia crea un nuovo immaginario in bilico tra il metodo paranoico-critico alla Dalì e un dungeon fetish alla fine di una serata movimentata.
La storia è quella di una scatola magica di antica origine creata per evocare i terrificanti Supplizianti ( o cenobiti nella versione originale), dei torturatori infernali desiderosi di prendersi l'anima di chi li evoca alla ricerca di un fantomatico "piacere assoluto" evidentemente di stampo masochistico. 
Il film è diretto nel 1987 dallo scrittore Clive Barker ( se non lo conoscete rimediate) che ovviamente è autore della storia e dei personaggi stessi. E' un film che supera la barriera sonica del film di genere diventando una sorta di bizzarria surrealista esteticamente affascinante. 
Il fatto che sia stato trasmesso anche nel prestigioso Fuori Orario di Ghezzi la dice lunga..
La colonna sonora originalmente doveva essere della band elettronico-esoterica dei Coil ( tanto per capire lo spessore del film ) ma poi si optò per soluzioni più commerciali. 
Ha 7 seguiti . L'ultimo non è arrivato in Italia e non c'è nemmeno  il pinhead ed è ovviamente disconosciuto da Clive Barker. Il 2 e il 3 invece meritano. Lasciate perdere tutto il resto.

3 LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI ( remake di Tom Savini )

Vabeh non posso mettere un macigno come La notte dei morti viventi di Romero dato che per quanto mi riguarda dovrebbe essere patrimonio dell'umanità riconosciuto dall'UNESCO .
Vi piazzo lo storico remake del 1990, diretto dall'unico in grado di toccare questo capolavoro senza farlo diventare ridicolo. Tom Savini. 
I più giovani lo riconoscerebbero come uno dei poliziotti di PlanetTerror, ma Savini è il più noto genio degli effetti speciali del cinema horror. Erano suoi gli effetti dell'originale notte dei morti
Qui Romero riscrive la sceneggiatura adattandola ai tempi moderni, aggiungendo un personaggio femminile e confermando il pesante uso social-politico del cinema horror. 
Gli zombie qui sono bellissimi e ridefiniti nell'estetica. Questo remake riconsidera l'aspetto tipico degli zombie per il cinema di genere successivo.  
Il terrore è inalterato rispetto all'originale, come anche l'inaspettato gioco di rapporti tra i protagonisti asserragliati nella casa di campagna.
Qui gli anni '80 vengono lasciati alle spalle definitivamente.
Questa è stata anche l'occasione di guadagnare qualcosa dalla Notte dei morti, visto che l'originale non ha portato nulla agli autori, data la perdita precoce del copyright.
Non si vede più in TV da un secolo.
Cercate il DVD.


4 NIGHTMARE - Dal profondo della notte

The king. Il babau. 
Chiamatelo come volete ma senza Freddy Krueger il mondo dell'horror sarebbe peggiore.
L'incarnazione dell'uomo nero che vaga tra i sogni dei giovani mescolando le carte tra onirico e reale e mettendo in pericolo la loro vita è una specie di metafora profetica del destino di una società. 
In realtà si trattava di una vera e propria visione oscura di Wes Craven . L'immagine di Freddy infatti è creata su modello di un barbone che terrorizzò Craven da bambino.  
Con la pelle bruciata, i vestiti luridi e un guanto di artigli è la figura nera per eccellenza evocata dagli incubi dell'infanzia di chiunque. 
Esteticamente , per gli standard del cinema horror dell'epoca , è un film eccezionale. Alcune scene sono irripetibili, la dimensione dell'incubo è resa perfettamente e vedendo come è andata con il remake credo che certe lezioni non siano state raccolte. 
Non facciamo gli snob rompipalle e accettiamo pure ma quello che non è accettabile è che qualcuno si dica appassionato di cinema senza aver visto Nightmare on elm street.
E poi c'è Johnny Deep al suo debutto. 
E' il 1984. 

5 CANDYMAN

La classica leggenda urbana del dire cose strane davanti allo specchio, a mezzanotte con una candela accesa o con altre varie modalità,  per evocare fantasmi e presenze demoniache qui trova il suo compimento in una figura assolutamente inquietante. Candyman arriva direttamente da un racconto di Clive Barker dal sapore blaxploitation di derivazione sociale. Infatti l'entità che si materializza da oltre lo specchio è il fantasma di un giovane schiavo ucciso barbaramente per una ingiustizia e radicatosi come figura mitica nel folklore della comunità nera di un quartiere ghetto. 
Una giovane scettica studentessa di folklore popolare , indagando sulla tradizione del Candyman decide di provare a se stessa l'inconsistenza della  leggenda, sbagliando.
Il film è inquietante e fortemente sanguinoso. La mano morbosa di Barker si vede eccome.
Un bel horror come non ne fanno più. Era il 1992.

6 CABAL

Tocca parlare ancora di Clive Barker e delle sue visioni da grand guignol.
Cabal è praticamente la Storia infinita del cinema horror, dove Fantàsia qui è il mondo delle creature della notte chiamato Midian: una città segreta nascosta sotto un cimitero. 
La città segreta di Midian è minacciata dagli umani e va salvata da un prescelto che nello specifico si rivela essere il protagonista Boone. 
Raccontato cosi può sembrare davvero ridicolo secondo i canoni moderni. In realtà è una specie di Orfeo e Euridice in chiave oscura,  bomba delirante oltre ogni limite. 
Creature di ogni tipo popolano questa realtà alternativa di reietti che per il gusto attuale sono più carnevaleschi che spaventosi , ma nel 1989 si cercava esattamente questo tipo di  fuga dal reale quando si pensava ad un horror.
Nella parte di un enigmatico e pericoloso psichiatra che instilla false convinzioni al fragile protagonista Boone c'è David Cronenberg. Uno che fa paura anche quando sta fermo e zitto.
Non va raccontato ma solo visto. Fatelo.

7 CIMITERO VIVENTE

Quando l'horror coinvolge i bambini la cosa si fa sempre pesante. 
L'inquietudine e la paura che generano è pari solo al forte disagio di vederli vittime di avvenimenti orrendi.
In questo film , animali e bambini sono la leva della paura e del disagio.
L'ho rivisto recentemente dopo tanto tempo e cacchio ,è davvero forte. Alcune scene sono difficilmente sopportabili anche per un pubblici che ha fatto mille indigestioni di svariate violenze continue sugli schermi. 
La storia è quella di un terreno segreto dove una volta seppelliti i proprio morti, questi tornano ai loro cari anche se decisamente cambiati.
Il film invece di essere incentrato totalmente in efferatezze si avvita nel rapporto con la morte,con il folle tentativo di sfidarla e con le angoscianti reazioni psicologiche dei protagonisti. Ma non temete, ci sono pure i morti viventi e le efferatezze.
E' uscito lo stesso anno di Cabal, ma qui stavolta Barker non c'entra. Però Stephen King si.
Mary Labert , la regista, purtroppo non eguaglierà più il risultato raggiunto in Cimitero vivente che visto oggi non sembra invecchiato di un giorno. 


8 DIMENSIONE TERRORE

Questo è il film perfetto da vedere in estate, magari in compagnia di amici con la voglia di buttarsi per terra dal ridere e lanciando pop corn sulla TV. Una volta l'horror era anche questo.
Ritorna il duro dell'horror ottantone Tom Atkins nella parte di un poliziotto da Hard boiled.
La vittima di un parassita alieno precipitato sulla terra negli anno '50, dopo essere stata ibernata viene scongelata nel 1986 da degli idioti come prova di iniziazione per una confraternita. Questo chiaramente genera un casino.
Quando si parla di B-Movie non si può fare a meno di parlare di questo film dove c'è praticamente tutto. Da alieni a corpi vaganti privi di volontà. 
Il DVD ve lo sognate. 
Solo per Indiana Jones del cinema.

9 L'ALDILA'....e tu vivrai nel terrore!

Prima eccezione. 
Un horror del 1981 ma che non ha niente a che fare con lo stile e l'universo degli  eighties.
Il supermegacult per eccellenza. 
Un film di Lucio Fulci. Spero non debba spiegare chi è Lucio Fulci. 
Non ha niente a che fare con un certo trashismo che contraddistingue l'horror Italiano di quei anni. 
Questo è un capolavoro con momenti di alto cinema ( la strada che si perde all'orizzonte e i passi inesistenti del fantasma, in loop nella ricordo della protagonista) e feroci momenti gore.
Un vecchio hotel viene ereditato da una ragazza Newyorkese. Già durante il restauro avvengono bizzarri avvenimenti. Si scoprirà che l'hotel è costruito su di una delle porte per l'inferno. 
L'escalation degli avvenimenti porta i protagonisti a spingersi sempre di più verso il baratro, arrivando ad una conclusione terribile. 
Tecnicamente altissimo, è probabilmente uno degli film più influenti del genere. 
Un film pieno di sussurri ( tecnica artigianale tutta Fulciana per creare una inconscia atmosfera di disagio) e di immagini violente. Storica la pistola dai colpi infiniti nell'ospedale asserragliato da una orda di morti viventi, in un momento dove la realtà sta ormai perdendo i pezzi in favore dell'oscurità. 
Scordatevi gli happy end.
Attualmente il DVD è fuori stampa quindi per trovarlo vi tocca pagare un bel pò. 
Ringraziate Quentin Tarantino che ne curò il restauro e la ridistribuzione nelle sale Americane nel 1998.

10 LA CASA DEL 1000 CORPI

Altra eccezione .
Texas chainsaw massacre sarebbe un pò banale e lontano da quello di cui voglio parlare qui.
E allora vi metto sta bomba del 2003 . Un film di quel personaggio colorito che risponde al nome di Rob Zombie ( !!! ) .
Inizia in maniera un pò spiazzante per un maniaco del vecchio cinema come me. 
Un ritmo un pò troppo spezzato, saturo e in bilico tra un certo Oliver Stone e il mondo dei videoclip.
Si assesta presto però in un delirio coloratissimo di figure caricaturali dello slasher classico per amanti del degrado white trash sudista che ci ha regalato mille perle.
Centinaia di film rimasticati, digeriti e ributtati su pellicola attraverso un immaginario assolutamente personale e debitore al sano vecchio horror. 
Più la storia prosegue più si sprofonda in un orrore senza fine fatto di creature semi-umane e orrendi rituali , arrivando direttamente dalla classica famiglia di matti assassini che sequestra giovani annoiati cittadini.
Esteticamente è geniale. Rimane un caso isolato in un panorama cinematografico tristissimo.
Il Santa sangre dell'horror.

11 976-CHIAMATA PER IL DIAVOLO

Quando Robert Englund non insegue giovani nei loro incubi nei panni di Freddy Krueger si cimenta nella regia riuscendoci benissimo. Almeno in questo caso del 1988.
Nell'epoca del telefono amico non poteva mancare il servizio "predizione del futuro". Il servizio si rivela presto molto efficace. Forse troppo.
I due cugini Hoax ( un ragazzo tranquillo e poco sveglio) e Spike ( bel teppistello di periferia dal cuore tenero) scatenano un casino giocando con questo misterioso telefono amico.
Un cult dell'horror rock & roll. Da adolescente avrei voluto essere uno dei bulletti maniaci dell'horror, proiezionisti al cinema dove si svolgono alcuni fatti del film.
L'inferno di ghiaccio è una bella trovata...
Dovete lavorare per trovarlo dato che la versione DVD non è ancora uscita.


12 DELLAMORTE DELLAMORE

L'ultimo grande horror del 20° secolo per Nocturno.
Metafisico e sognante con la giusta influenza del gotico padano e della letteratura horror dei morti viventi.
Film triste e malinconico è davvero l'ultimo vero grande film di genere. 
Per le nuove generazioni è dura comprendere l'equilibrio precario tra ironia paura e fascino intrinseco in questa pellicola, come del resto è difficile comprendere anche le altre pellicole fino a qui elencate ( pellicole si , no roba 3D ). 
Per parlare in maniera completa di questo film si dovrebbe parlare anche di Tiziano Sclavi, del romanzo dal quale è tratto il film e sopratutto di Dylan Dog. Fantastica serie a fumetti ancora esistente anche se ormai ben diversa da quello che rappresentava all'epoca. 
Si dovrebbe parlare della forza del sogno e dell'aspetto romantico della paura. Si dovrebbe parlare di un sacco di cose.
Quando usci mi sembrò il film perfetto.
Vi basti sapere che quando lo vedo quasi mi commuovo.
Stop.

13 MORTE A 33 GIRI

E' chiaro a tutti che l'heavy metal è musica maligna e porta un sacco di guai.
Cosa succede quando un loser tormentato dai bulli più stronzi della storia del cinema ascolta un disco maledetto dalle pratiche esoteriche del proprio autore? succede tutto quello che succede in questo film.
Il coattismo metal americano degli anni '80 incontra l'horror da Venerdì sera e questo basta per essere un cult.
E' ovviamente vergognoso e per questo fantastico.
Anno di grazie 1986.

14 SOCIETY

E' un horror? A distanza di anni non l'ho ancora capito.
L'opera prima di Brian Yuzna , studente di teologia che molla tutto per il cinema, è un caso più unico che raro. Un film dove non succede niente fino agli ultimi 20 minuti dove poi succede l'inferno Dantesco.
Terribilmente eighties e decadentemente kitsch nell'estetica (siamo nell' 1989) è una disgustata critica sociale prima che di essere un horror e il senso di angoscia e nausea non ti abbandona per un secondo.
Inarrivabile l'orgia di follia finale. La trama non ve la dico nemmeno.
Morboso e malato come pochi altri film in circolazione. Quando vidi le immagini su Ciak all'epoca me le sognai per giorni. 
Siete fortunati esiste il DVD.

15 IL RITORNO DEI MORTI VIVENTI

L'horror punk è una nota e fiorente scena musicale ma per quanto mi riguarda è anche un genere cinematografico grazie a Il ritorno dei morti viventi.
Nel 1985 l'uscita di questo film è andata in contemporanea con il serissimo Il giorno dei morti viventi di Romero. 
Il re dei morti viventi fu battuto proprio da questo film. Questo la dice lunga su quanto bisogno di evasione ci fosse negli anni finali della guerra fredda, delle piogge chimiche e del Chernobyl prossimo venturo. 
Un gruppo di vandali punk si trova nel bel mezzo di una invasione di zombi intelligenti e veloci, che tra le altre cose svelano quanto orribile sia la morte. Tutto il caos nasce dalla liberazione di un morto vivente ibernato in una sorta di fusto chimico dell'esercito.
La malsana idea di bruciarlo genera una pioggia chimica di cenere infetta che risveglia tutti morti di un cimitero, e non vi dico come pensa di risolvere la cosa l'esercito.
Il film è divertentissimo e abbastanza scanzonato nonostante il peso dell'orrore e l'evidenza di una società nel pieno della sua decadenza. 
Un film da guardare a massimo volume.


16 RAGAZZI PERDUTI

Il mito del vampiro è sopratutto mito dell'eterna giovinezza.
Quando l'eterna giovinezza del vampiro coinvolge dei giovani belli e maledetti motociclisti dal look generato da un incidente stradale tra i Motley Crue e Jim Morrison, il cult è dietro l'angolo.
Vampiri si diventa in un modo singolare, cioè bevendo una sorta di bibita al sangue ( !!! ) dal potere vampirizzante. Il cinismo e la sfacciataggine di questi teppisti vampiri in motocicletta scorrazzanti nella California del 1987,  rende il film una sorta di Gioventù bruciata in versione horror. 
Aveva le carte in regola per essere un decadente manifesto di una generazione nichilista pre-grunge.
"Dormire tutto il giorno. Festeggiare tutta la notte. Non invecchiare mai. Non morire mai. È bello essere un vampiro! " è un grande slogan promozionale.
Ci sono Corey Heim e Corey Feldman. Può bastare?


17 AMMAZZAVAMPIRI

Cosa succede se il tuo vicino di casa è un vampiro?
Tiri su un casino coinvolgendo il più famoso ammazzavampiri della TV ovviamente. 
E' un must del teen horror degli anni '80. Qui per la precisione siamo nel 1985 e si vede. 
Potrebbe essere una versione horror dei film di John Huges.
I vampiri sono davvero unici data la loro spaventosa bruttezza. In effetti una caricatura cosi forte non è più stata azzardata. 
Ogni tanto ricompare in TV. Ma molto tardi.


18 L'ALBERO DEL MALE

Le dee femminee delle varie tradizioni pagane non erano ancora state scomodate come entità maligne da film horror.
Ed eccoci quindi. Riti druidici coinvolgono bambini sottratti dalle loro case usando appunto una creatura della natura incarnata in una seducente baby-sitter.
Misterioso film trasudante sensualità e un pò di orrore. Al tempo ( 1990 ) sembrava parecchio inquietante.
Il tema non è mai stato ripetuto. La sua unicità lo rende sufficientemente cult. 
Stravisto all'epoca e poi scomparso.
Niente DVD.
Vi sfido...

19 DOLLS

Non so se sia giusto inserirlo nel calderone del cinema horror, ma l'inquietudine generata da bambole di ceramica viventi una vita propria è forte.
Alcune persone si trovano sorprese da un temporale nella campagna e l'unico rifugio sembra una vecchia villa che si scopre essere popolata da un mare di bambole inquietanti.
Stuart Gordon fa un vero capolavoro usando il fascino della tecnica stop-motion e le ombre delle vecchie case di campagna . Si evidenzia il contrasto tra la nostalgia per una certa tradizione, anche dei sogni, e la bassezza del mondo moderno rappresentato dalla matrigna arpia legata al denaro e dalle due povere delinquentelle agghindate da tipico punk del 1985.
Romantico e semplice ma ovviamente introvabile.
Tra l'altro girato in Italia.


20 IL BUIO SI AVVICINA

Uno sorta di spartiacque tra il vecchio horror e la concezione seriosa e convinta dell'horror moderno, nonostante sia un film del 1987.
Vampiri nomadi e white-trash nel deserto Americano vivono di predazione e promiscuità. 
Uno sporco camper dai vetri oscurati per proteggersi dalle mortali ustioni del sole li porta a spasso per le provincie annoiate a desolate.
Il vampirismo è una vera e propria malattia del sangue, dalla quale solo attraverso una completa trasfusione si può guarire. Ma serve la volontà di farlo.
Nel pieno flagello da AIDS. la malattia vampirica del sangue tanto facile da contrarre se sprovveduti ma possibile da sconfiggere con la forza di volontà è un sogno nell'incubo.
Cattivo e serioso, quanto oscuro e triste.
Purtroppo è un film dimenticato ed estremamente sottovalutato.